C’è chi è rimasto profondamente deluso, chi addirittura aveva prenotato un biglietto aereo per Mosca. La mancata qualificazione della nazionale di calcio italiana ai Mondiali in Russia previsti per la prossima estate ha un po’ destabilizzato il nostro Paese. Eppure, a guardar bene, c’è almeno un motivo per gioire. Almeno dal nostro punto di vista, quello della Cantina Berritta e, crediamo, di tutti i produttori di vino italiani. Come racconta WineNews in un approfondimento pubblicato sul suo portale (ecco il link), la Russia è un mercato strategico per il vino italiano.
Il mercato russo è “strategico per il suo valore assoluto e come vetrina tra l’Est Europa e l’Asia, obiettivo a lungo termine, ma anche nell’immediato, visti anche i Mondiali di calcio Fifa che richiameranno milioni di persone dal mondo (e l’attenzione dei media)”, è scritto dal giornale specializzato, quindi la Russia è una meta determinante per il vino italiano. Così, anche se il tricolore del calcio non sventolerà sui campi, a farla da padrone saranno i vini made in Italy, che primeggiano quasi incontrastati. Tra l’altro, è noto, i russi sono amanti della nostra nazione, del nostro stile di vita e dei nostri prodotti enogastronomici, oltre che delle mete turistiche, tra cui quelle della Sardegna.
“Il mercato russo sta reagendo molto positivamente alla crisi economica e dei consumi che ha attanagliato il Paese negli ultimi anni – ha spiegato a WineNews Marina Nedic, Managing Director di Iem – e fra gennaio e novembre 2017 le importazioni di vino sono aumentate del +12,2% in quantità e addirittura del +37,6% in valore rispetto al 2016: poco più di 779 milioni di euro per 3,9 milioni di ettolitri”. E ancora più incisiva è stata la crescita del vino italiano, con il +37,9% in quantità e addirittura il +41% in valore. Da gennaio a novembre 2017 il Bel Paese ha venduto oltre 716.000 ettolitri di vino, pari a 222,58 milioni di euro: il 29% del valore complessivo delle importazioni enoiche. Lo Stivale si conferma primo partner commerciale del Paese, ma non deve abbassare la guardia: al secondo gradino la Francia sta recuperando terreno, con 141,26 milioni di euro (+38%) per 358.000 ettolitri (+35,1%), mentre la concorrenza spagnola paga ancora lo scotto di un prezzo medio davvero basso (1,15 euro al litro contro i 3,11 dell’Italia), ma resta primo esportatore indiscusso per quantità (1,1 milioni di ettolitri per 130,86 milioni di euro”.