Nonostante la concorrenza francese, le prospettive di crescita sono enormi
Una nuova ricerca mostra come il mercato americano per i vini rosè sia in continua espansione e, nonostante la fortissima concorrenza francese, possa offrire moltissime opportunità per le aziende italiane. A mostrarlo è una ricerca condotta da Enolytics per Italian Trade Agency, riportata dal portale WineNews.it.
Come è noto al grande pubblico, gli Stati Uniti sono la prima meta italiana per l’esportazione vinicola italiana. Basti pensare che in pochi mesi – da gennaio ad agosto – il fatturato ha generato oltre un miliardo di euro, legato principalmente ai rossi, i vini bianchi e settore delle bollicini, in particolare al prosecco. E il rosè? Questa particolare fascia di vini, per adesso, ha un valore relativo di 35 milioni di euro, con una fetta percentuale del 13 per cento rispetto alle importazioni complessive dei pink wines.
Detta in soldoni, la fa ancora da padrone la Francia, con il 72 per cento. C’è però un “ma”. Il mercato è in continua espansione, complice anche il trend del vino rosato, sempre più comune e popolare tra i giovani americani. Come spiega la ricerca citata da WineNews, il punto di svolta si è avuto nel 2007, “quando esplosero i consumi di vini rosati, diventati improvvisamente glamour, specie tra i Millennial, protagonisti a bordo piscina in una declinazione smaccatamente Provence-style, almeno nelle tonalità. Da allora, la crescita è stata inarrestabile: +1433% dei volumi venduti tra il 2010 e il 2020, e del 118% tra il 2015 e il 2020, quando il vino fermo, nel suo complesso, ha registrato un misero +1,5%”.
Secondo le stime, i numeri sono destinati ad andare bene anche nel futuro. Il vino rosè piace e il suo appeal è più che stabile. Considerato anche le sue diverse possibilità di applicazione, prima fra tutte la mai dimenticata distribuzione in lattina (ne abbiamo scritto qui). E’ proprio il caso di dire, scusate il gioco di parole, che per i pink wines il futuro è roseo, anche se non del tutto. Un ostacolo potrebbe essere l’eccesso di offerta nel futuro, o anche il semplice cambio tra euro e dollaro.
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